Il Papa Benedetto XVI si dimette. Un po’
come fanno gli amministratori di un’azienda che non reggono più la pressione.
E così dopo Celestino V, rilegato nel
girone degli ignavi da Dante, Ratzinger abbandona.
Abbandona perché sente il peso
dell’incarico, perché non ha le forze adatte.
Viene da pensare, da riflettere. Il
rappresentante di Dio non può dimettersi. O forse si?
È probabile che la continua evoluzione
della società moderna e la stessa modernità “abbia messo in crisi” persino il
Papa.
O magari c’è dell’altro. Magari non ha
più la voglia ma soprattutto la forza di poter guidare una Chiesa che ha sempre
più le sembianze di un’azienda dove ci sono parecchie falle.
È stanco di “portare la croce”, del resto
parliamo sempre di un essere umano, rappresentate di Dio in terra ma sempre
essere umano.
Le dichiarazioni rilasciate dalla
conferenza stampa indetta dalla Santa Sede sanno di “protocollo” da seguire in
caso di emergenza. All’inizio della Quaresima, cammino che porta alla Pasqua,
la Chiesa si ritrova con un Papa dimissionario.
È ovvio che la verità non verrà mai fuori
ma tutto lascia presagire a un imminente scandalo, a cui Ratzinger non avrebbe potuto tener testa, che farà tremare le
fondamenta della Chiesa cristiana.
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