venerdì 5 maggio 2017

La creazione dell'intelligenza altrui

Vorrei sottoporvi un articolo che ho scritto per il mensile NOW! di ottobre scorso per il quale ho collaborato negli ultimi 2 anni.
Diversamente dai post precedenti, quello che segue non è legato alle faccende politiche ma si propone di trattare un tema di grande attualità come quello dell'intelligenza artificiale.
Buona lettura!

Segnali di un futuro non troppo lontano
“A me piace lavorare con la gente. Ho rapporti diretti e interessanti con il dottor Poole e con il dottor Bowman. Le mie responsabilità coprono tutte le operazioni dell'astronave, quindi sono perennemente occupato. Utilizzo le mie capacità nel modo più completo; il che, io credo, è il massimo che qualsiasi entità cosciente possa mai sperare di fare.” HAL9000
HAL9000 è un computer e questa “dichiarazione” è tratta dallo straordinario film diretto dal maestro Stanley Kubrick “2001: odissea nello spazio” del 1968.
Furono proprio le azioni del supercomputer dotato di intelligenza artificiale a colpire pubblico e critica.
Quella che era apparentemente una sofisticata visione ideologica della tecnologia a disposizione dell’uomo, nel corso degli anni si è rilevata come un’anticipazione di un futuro non troppo lontano.
Solo un’anticipazione, anche perché l’anno 2001 è passato ormai da un pezzo e di computer in grado di poter pensare e provare emozioni appena un accenno.
Il cinema di fantascienza, che ha come capostipite “Metropolis” di Fritz Lang del 1927 dove per la prima volta si parla di una intelligenza artificiale, ha quasi sempre identificato quest’ultima con sembianze umanoidi pur non avendone necessariamente bisogno in quanto software e quindi bisognoso solo di un hardware adeguato. È quanto dimostrato nel film “Her” di Spike Jonze con Joaquin Phoenix, vincitore del premio oscar per la migliore sceneggiatura originale dove l’attenzione è rivolta ai rapporti che intercorrono o possono intercorrere tra uomo e macchina, analizzando la questione da un punto di vista sociologico.
Il fantastico mondo del cinema Hollywoodiano ha trattato numerose volte il tema delle intelligenze artificiali sottoponendolo alle persone e alla critica attraverso diverse tipologie tematiche che di volta in volta si avvicinano sempre più alla realtà.
Il genere umano si è fatto, quindi, un’idea anche attraverso le pellicole cinematografiche che rappresentano, talvolta, uno spaccato non troppo distante, di quello che può essere la società umana.
Quella che sembrava semplicemente fantascienza nei primi anni del ‘900 si avvicina a piccoli passi verso la realtà e con molte probabilità, secondo gli esperti, nel giro di una ventina d’anni, l’intelligenza artificiale potrà essere a servizio degli esseri umani.

Come un uomo, meglio di un uomo?
Questo è quello che ci si chiede. Potrà mai una macchina creata dall’uomo stesso superarlo per intelligenza?
Il termine intelligenza deriva dal sostantivo latino intelligentia che a sua volta deriva dal verbo intelligere ovvero capire. Può una macchina essere in grado di capire? Questa stessa domanda se la poneva anche Alan Turing, padre dell’intelligenza artificiale che si auspicava una risposta positiva entro la fine del novecento. Così non è stato e solo ora si riesce ad intravedere qualcosa.
In realtà il tema trattato induce obbligatoriamente ad analizzare, seppur in maniera breve, il tema della coscienza. Di fatto l’intelligenza artificiale ne è priva ed è, per ora, totalmente frutto di automatismi e meccanismi seppur avanzati. Una macchina può emulare l’essere umano, può essere più veloce nei calcoli matematici, nella gestione, nel giocare a scacchi ma è assolutamente priva di sensazioni, di emozioni, di consapevolezza.
Ma si sa, la velocità a cui corre il progresso è talmente alta che si potrebbe essere smentiti nel momento stesso in cui si scrive.
In realtà il periodo in cui potrebbe avvenire il “sorpasso” dell’intelligenza artificiale ai danni di quella umana è previsto, secondo Ray Kurzweil, inventore e informatico statunitense, in un arco temporale che va dal 2029 al 2045. Periodo che potrebbe anticiparsi grazie alle numerose scoperte in campo tecnologico. Si ipotizza infatti che la creazione di una Super Intelligenza Artificiale (ASI) possa battere qualsiasi uomo a livello intellettuale ma anche dal punto di vista delle abilità sociali, della creatività scientifica e della saggezza.

L’intelligenza artificiale come nuova specie
La creazione di un sistema che possa, in futuro, non avere più bisogno di un umano che lo comandi è oggettivamente un’eventualità anche perché quello che stanno tutt’ora facendo gli esperti in materia non è ancora abbastanza per eliminare i fattori di rischio.
Lo stesso Stephen Hawking, fra i più importanti fisici teorici del mondo, e che utilizza, per comunicare, un sistema di base di intelligenza artificiale, lancia l’allarme: “lo sviluppo dell’intelligenza artificiale completa potrebbe significare la fine della razza umana perché gli esseri umani, che sono limitati dalla lenta evoluzione biologica, non potrebbero competere e sarebbero soppiantati”.
La questione quindi assume dei connotati ben precisi. Esiste realmente la necessità di creare qualcosa che possa superare l’intelligenza umana fino al punto di potersene poi disfare?
L’uomo riuscirà a trascendere dalla propria umanità fatta di carne e fondersi con una macchina per guadagnare l’immortalità?
Il dibattito straborda dalla sua matrice prettamente scientifica e sfocia, per forza di cose, nell’etica, nella morale, nella filosofia, nella religione.
Il concetto di creatore accostato all’uomo libero da ogni regola e capace di creare un suo simile attraverso metodi diversi da quelli naturali, convinto di poterlo controllare.
No! Non siamo al cinema e per assistere allo spettacolo non dovremo pagare alcun biglietto, non ci sarà alcuna critica e nessuna statuetta. Sarà così reale da poterlo toccare con mano.

Buona visione!