I primi anni del novecento Italiano sono
stati caratterizzati da un sempre crescente sviluppo industriale che spingeva
il “nuovo paese” tra quelli più ricchi ed industrializzati. L’economia agricola
avrebbe fatto da sostegno a quella che era la nuova era industriale italiana
sviluppatasi, in particolar modo, nel settentrione d’Italia andando a formare
quell’ormai famoso triangolo industriale che vedeva interessate la Lombardia,
il Piemonte e la Liguria con i propri capoluoghi.
Oltre al “triangolo” settentrionale però,
altro punto di forza dell’industria pesante italiana è rappresentata dall’Ilva di
Bagnoli (NA) e Taranto che hanno si un forte impatto sul territorio in termini
ambientali ma che allo stesso tempo riescono a dare lavoro a migliaia di
famiglie.
All’inizio degli anni 90 Bagnoli chiude
per sempre ma i simboli della memoria sono ancora presenti sul territorio. Ora
tocca a Taranto.
La questione è veramente complicata. Da
un lato la magistratura che fa il proprio dovere, dall’altra circa 5.000
persone che da un giorno all’altro si trovano senza lavoro.
Una frase in particolare di uno dei lavoratori
in rivolta mi ha lasciato di stucco: e
ora cosa mangeranno i nostri figli? Aria pulita?
La situazione drammatica obbliga a porsi
questo tipo di interrogativo. La risposta, probabilmente, non riuscirà a dare
una soluzione che possa accontentare le due parti in gioco.
Certo è che continuare a respirare i fumi
dell’Ilva non giova alla salute dei cittadini.
Il problema, come al solito, andrebbe
affrontato a monte, quando si sarebbe dovuta prevedere l’ipotetica chiusura
dell’industria pesante e attivarsi per la riconversione degli operai.
Voi lettori cosa ne pensate?
p.s.: di fianco è riportato un sondaggio
in base all’articolo appena letto.