venerdì 27 luglio 2012

Ilva: "croce e delizia" del popolo tarantino


I primi anni del novecento Italiano sono stati caratterizzati da un sempre crescente sviluppo industriale che spingeva il “nuovo paese” tra quelli più ricchi ed industrializzati. L’economia agricola avrebbe fatto da sostegno a quella che era la nuova era industriale italiana sviluppatasi, in particolar modo, nel settentrione d’Italia andando a formare quell’ormai famoso triangolo industriale che vedeva interessate la Lombardia, il Piemonte e la Liguria con i propri capoluoghi.
Oltre al “triangolo” settentrionale però, altro punto di forza dell’industria pesante italiana è rappresentata dall’Ilva di Bagnoli (NA) e Taranto che hanno si un forte impatto sul territorio in termini ambientali ma che allo stesso tempo riescono a dare lavoro a migliaia di famiglie.
All’inizio degli anni 90 Bagnoli chiude per sempre ma i simboli della memoria sono ancora presenti sul territorio. Ora tocca a Taranto.
La questione è veramente complicata. Da un lato la magistratura che fa il proprio dovere, dall’altra circa 5.000 persone che da un giorno all’altro si trovano senza lavoro.
Una frase in particolare di uno dei lavoratori in rivolta mi ha lasciato di stucco: e ora cosa mangeranno i nostri figli? Aria pulita?
La situazione drammatica obbliga a porsi questo tipo di interrogativo. La risposta, probabilmente, non riuscirà a dare una soluzione che possa accontentare le due parti in gioco.
Certo è che continuare a respirare i fumi dell’Ilva non giova alla salute dei cittadini.
Il problema, come al solito, andrebbe affrontato a monte, quando si sarebbe dovuta prevedere l’ipotetica chiusura dell’industria pesante e attivarsi per la riconversione degli operai.
Voi lettori cosa ne pensate? 

p.s.: di fianco è riportato un sondaggio in base all’articolo appena letto.

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