Vorrei sottoporvi un articolo che ho scritto per il mensile NOW! di ottobre scorso per il quale ho collaborato negli ultimi 2 anni.
Diversamente dai post precedenti, quello che segue non è legato alle faccende politiche ma si propone di trattare un tema di grande attualità come quello dell'intelligenza artificiale.
Buona lettura!
“A
me piace lavorare con la gente. Ho rapporti diretti e interessanti con il
dottor Poole e con il dottor Bowman. Le mie responsabilità coprono tutte le
operazioni dell'astronave, quindi sono perennemente occupato. Utilizzo le mie
capacità nel modo più completo; il che, io credo, è il massimo che qualsiasi
entità cosciente possa mai sperare di fare.” HAL9000
HAL9000 è un computer e
questa “dichiarazione” è tratta dallo straordinario film diretto dal maestro
Stanley Kubrick “2001: odissea nello spazio” del 1968.
Furono proprio le azioni
del supercomputer dotato di intelligenza artificiale a colpire pubblico e
critica.
Quella che era
apparentemente una sofisticata visione ideologica della tecnologia a
disposizione dell’uomo, nel corso degli anni si è rilevata come
un’anticipazione di un futuro non troppo lontano.
Solo un’anticipazione,
anche perché l’anno 2001 è passato ormai da un pezzo e di computer in grado di
poter pensare e provare emozioni appena un accenno.
Il cinema di
fantascienza, che ha come capostipite “Metropolis” di Fritz Lang del 1927 dove
per la prima volta si parla di una intelligenza artificiale, ha quasi sempre
identificato quest’ultima con sembianze umanoidi pur non avendone
necessariamente bisogno in quanto software e quindi bisognoso solo di un
hardware adeguato. È quanto dimostrato nel film “Her” di Spike Jonze con
Joaquin Phoenix, vincitore del premio oscar per la migliore sceneggiatura
originale dove l’attenzione è rivolta ai rapporti che intercorrono o possono
intercorrere tra uomo e macchina, analizzando la questione da un punto di vista
sociologico.
Il fantastico mondo del
cinema Hollywoodiano ha trattato numerose volte il tema delle intelligenze
artificiali sottoponendolo alle persone e alla critica attraverso diverse
tipologie tematiche che di volta in volta si avvicinano sempre più alla realtà.
Il genere umano si è
fatto, quindi, un’idea anche attraverso le pellicole cinematografiche che rappresentano,
talvolta, uno spaccato non troppo distante, di quello che può essere la società
umana.
Quella che sembrava
semplicemente fantascienza nei primi anni del ‘900 si avvicina a piccoli passi
verso la realtà e con molte probabilità, secondo gli esperti, nel giro di una
ventina d’anni, l’intelligenza artificiale potrà essere a servizio degli esseri
umani.
Come
un uomo, meglio di un uomo?
Questo è quello che ci si
chiede. Potrà mai una macchina creata dall’uomo stesso superarlo per
intelligenza?
Il termine intelligenza
deriva dal sostantivo latino intelligentia
che a sua volta deriva dal verbo intelligere
ovvero capire. Può una macchina essere in grado di capire? Questa stessa
domanda se la poneva anche Alan Turing, padre dell’intelligenza artificiale che
si auspicava una risposta positiva entro la fine del novecento. Così non è
stato e solo ora si riesce ad intravedere qualcosa.
In realtà il tema
trattato induce obbligatoriamente ad analizzare, seppur in maniera breve, il
tema della coscienza. Di fatto l’intelligenza artificiale ne è priva ed è, per
ora, totalmente frutto di automatismi e meccanismi seppur avanzati. Una
macchina può emulare l’essere umano, può essere più veloce nei calcoli
matematici, nella gestione, nel giocare a scacchi ma è assolutamente priva di
sensazioni, di emozioni, di consapevolezza.
Ma si sa, la velocità a
cui corre il progresso è talmente alta che si potrebbe essere smentiti nel
momento stesso in cui si scrive.
In realtà il periodo in
cui potrebbe avvenire il “sorpasso” dell’intelligenza artificiale ai danni di
quella umana è previsto, secondo Ray Kurzweil, inventore e informatico
statunitense, in un arco temporale che va dal 2029 al 2045. Periodo che
potrebbe anticiparsi grazie alle numerose scoperte in campo tecnologico. Si
ipotizza infatti che la creazione di una Super Intelligenza Artificiale (ASI)
possa battere qualsiasi uomo a livello intellettuale ma anche dal punto di
vista delle abilità sociali, della creatività scientifica e della saggezza.
L’intelligenza
artificiale come nuova specie

Lo stesso Stephen
Hawking, fra i più importanti fisici teorici del mondo, e che utilizza, per
comunicare, un sistema di base di intelligenza artificiale, lancia l’allarme: “lo sviluppo dell’intelligenza artificiale
completa potrebbe significare la fine della razza umana perché gli esseri
umani, che sono limitati dalla lenta evoluzione biologica, non potrebbero
competere e sarebbero soppiantati”.
La questione quindi
assume dei connotati ben precisi. Esiste realmente la necessità di creare
qualcosa che possa superare l’intelligenza umana fino al punto di potersene poi
disfare?
L’uomo riuscirà a
trascendere dalla propria umanità fatta di carne e fondersi con una macchina
per guadagnare l’immortalità?
Il dibattito straborda
dalla sua matrice prettamente scientifica e sfocia, per forza di cose,
nell’etica, nella morale, nella filosofia, nella religione.
Il concetto di creatore
accostato all’uomo libero da ogni regola e capace di creare un suo simile
attraverso metodi diversi da quelli naturali, convinto di poterlo controllare.
No! Non siamo al cinema e
per assistere allo spettacolo non dovremo pagare alcun biglietto, non ci sarà
alcuna critica e nessuna statuetta. Sarà così reale da poterlo toccare con
mano.
Buona visione!
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