
Si, perché le campagne elettorali hanno
quasi sempre lo stesso leitmotiv: si comincia con l’analizzare il fallimento
del precedente governo qualora dovesse essere dello schieramento opposto, se
dello stesso schieramento invece se ne riconoscono le grandi doti governative e
i grandi risultati raggiunti, il tutto senza una piccola autocritica.
Il secondo passo è quello di decantare il
sontuoso progetto che di solito consta in 3-400 pagine che probabilmente
nessuno avrà mai letto, i passi avanti che farà il paese e via discorrendo.
L’ultimo punto, di solito, è riservato
all’attacco della concorrenza, dove se ne dicono di tutti i colori.
Questa volta, però, la questione si è
capovolta.
Tant’è vero che gli esponenti di quasi
tutti i partiti, più qualche presunto giornalista, hanno cominciato la loro
campagna elettorale dall’ultimo punto. Dall’offendere la concorrenza.
In realtà in assenza di programmi veri e
di azioni politiche concrete, le azioni da compiere sono limitate. Così per una
volta il panorama politico italiano è unito nell’offendere a più riprese il
movimento a 5 stelle guidato dal comico genovese Beppe Grillo.
Un movimento che si autofinanzia e che
nasce dall’unione di cittadini ormai stufi di questa politica partitica e senza
futuro che ha a cuore alcuni obiettivi che lederebbero gli interessi di tutto
Montecitorio.
Così l’obiettivo è quello di screditare,
nella maniera più assurda, l’avversario che non gode della stessa visibilità
dei suoi accusatori. Quindi se non si va da Santoro e sulle reti private,
difficilmente si potrà ascoltare una risposta sulle reti nazionali o nei
salotti politici.
Così i partiti hanno deciso di affrontare
l’avversario. Puntando sulla censura televisiva che punisce Grillo da anni.
Evidentemente qualcuno comincia ad aver paura,
paura che possa tornare al proprio lavoro. E senza più benefit e auto blu.
"Il video della paura"
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